digital relax: L’IT SOSTENIBILE
il gruppo E torna CON una nuova serie podcast in 6 episodi, digital relax, da ascoltare per scoprire, senza fretta, le novità dell’it: tecnologie, trend e atteggiamenti ricorrenti da parte delle aziende. il TERZO episodio è dedicato ALL’IT SOSTENIBILE eD è tenuto da ALICE TROIANO, SUSTAINABILITY EXPERT del gruppo e.
L’IT gioca un ruolo di primo piano per implementare strategie sostenibili legate all’ambiente E alle persone. Partendo dal primo punto, il pensiero va subito al consumo energetico dei dispositivi. Quali sono alcune strategie efficaci per influenzare positivamente il comportamento delle persone sul punto, sia a livello lavorativo che nella vita privata?
ALICE TROIANO Questo è uno dei problemi più grandi oggi a livello di sostenibilità legato all’IT. Ad esempio, spesso i computer rimangono accesi, anche quando non li stiamo usando attivamente, contribuendo a un consumo energetico e alle relative emissioni che continuano anche al di fuori delle nostre ore lavorative. Quando si accende un computer o uno smartphone non si vede fumo, né polvere, non c’è cattivo odore. Non si osserva, si annusa, si tocca o si percepiscono inquinamento o calore. Nessuna sensazione soggettiva è però più sbagliata. E non parliamo solo di computer: ai computer, siano desktop, laptop o server, si aggiungono gli smartphone e i tablet come i router, i sensori connessi a Internet. Per mitigare questo problema, che non è tecnologico ma di impostazione mentale/mindset, si deve ovviare con iniziative che incidono sul mindset delle persone: si possono sviluppare piani di sensibilizzazione per le persone e innescare meccanismi di premio per chi compie azioni virtuose. Ci sono però anche alcune soluzioni tecnologiche, relativamente semplici, per esempio l’adozione di sistemi che programmino lo spegnimento automatico dei device negli uffici, oltre che delle luci e degli impianti di riscaldamento/raffreddamento – che in casi molto frequenti continuano a funzionare anche di notte.
Quali sono alcune pratiche specifiche che aziende possono attuare per ridurre l'impatto ambientale dei computer e dispositivi digitali? Quali pratiche sostenibili possono adottare?
ALICE TROIANO Ce ne sono varie, molto diverse, cosa che fa capire quanto grande sia lo span
Hardware di nuova generazione e risparmio energetico con il refresh tecnologico. L’informatica al servizio delle aziende ha contribuito nel 2008 al 2% delle emissioni globali di CO2 e consumi energetici. Si stima che nel 2040 si arriverà al 14%, se non si farà nulla a riguardo. Si tratta di un vero buco nero a livello di emissioni e consumi, una prospettiva che va evitata. L’informatica è però proprio uno dei settori più virtuosi a livello di progresso tecnologico: sta compiendo enormi progressi per rendere i device informatici sempre più efficiente e quindi capaci di consumare sempre meno elettricità per funzionare correttamente. Ogni azienda deve fare la sua parte. Come? Con il refresh tecnologico, ovvero la sostituzione programmata dei device aziendali con dispositivi di nuova generazione che ottimizzino il consumo energetico, e la corretta gestione dello smaltimento dei vecchi dispositivi. Approvvigionarsi con un sistema di refresh tecnologico fa vincere tutti: l’azienda ha un servizio gestito, le emissioni si riducono e i rifiuti speciali sono amministrati correttamente.
Recupero dei dispositivi dismessi: proprio a proposito di dispositivi dismessi, il loro recupero nell’ottica dell’economia circolare è un’opzione piuttosto semplice da attuare. I device che non sono più adatti a livello lavorativo possono invece andare ancora bene per studenti, associazioni o altri utenti attivi nel sociale che sono sempre alla ricerca di dotazioni tecnologiche. Sul territorio ci sono molte associazioni e progetti ai quali donare i dispositivi usati a terzi, una volta garantita la cancellazione sicura dei dati. Ciò fa sì che l’azienda porti un beneficio sul territorio.
Smaltimento rifiuti elettronici: si sa che lo smaltimento dei dispositivi informatici è problematico, ma sempre di più nascono società specializzate nel recupero dei materiali preziosi che sono dentro i computer. E soprattutto, i giganti dell’informatica come Microsoft, Dell e Google hanno messo in piedi dei piani massivi proprio per affrontare il problema di questo e-trash con l’obiettivo ambizioso di raggiungere entro il 2030 lo zero waste: Zero produzione di rifiuti. Se il servizio di refresh tecnologico già non prevede questa opzione, è assolutamente necessario che l’azienda provveda a smaltire correttamente i rifiuti informatici, oltre che per evitare l’inquinamento, anche per evitare il depauperamento delle miniere di metalli preziosi.
Scalabilità in cloud: con le tecnologie legate al cloud, le aziende possono gestire i picchi di traffico verso i propri server durante specifici periodi dell’anno (un esempio per tutti è il Black Friday per i siti di ecommerce) senza dotarsi di nuove macchine che resterebbero inutilizzate nei periodi di bassa affluenza, ma sfruttando la virtualizzazione e l’auto-scaling. In questo modo la potenza di calcolo è calibrata rispetto alle effettive necessità e si riducono le necessità di hardware fisico.
Abbiamo parlato dell’importanza di influenzare il loro comportamento. È noto che la sostenibilità però sia un concetto non soltanto legato all’ambiente ma anche, appunto, alle persone. Puoi spiegarci più nello specifico questo aspetto?
ALICE TROIANO Esattamente, è proprio così. È essenziale considerare l'influenza del comportamento umano nella promozione della sostenibilità, perché questa riguarda anche il benessere delle persone. E’ un concetto che si riflette nel modo in cui le aziende affrontano le sfide del lavoro agile, della connettività, e della gestione dell'equilibrio tra lavoro e vita personale.
Entro più nel dettaglio:
Collaboration per l’equilibrio vita-lavoro: connettività, piattaforme e fiducia sono elementi fondamentali per il lavoro agile e il lavoro remoto. Qualunque azienda voglia promuovere questo stile di lavoro per limitare gli spostamenti e le emissioni e migliorare il benessere delle proprie persone senza compromettere l’efficienza deve avere questi tre punti ben chiari. L’azienda entra in gioco soprattutto nel secondo e terzo punto: le piattaforme scelte per il lavoro remoto devono essere intuitive, semplici e complete, accompagnare e facilitare veramente il lavoro delle persone per evitare frustrazione e – quindi – inefficienza. Deve – nel limite del possibile – garantire lo stesso grado di inclusività nella vita lavorativa rispetto alla presenza fisica. Si stanno facendo enormi progressi a riguardo, anche con tecnologie immersive. Il secondo punto che citavo prima, ovvero la fiducia, è altrettanto importante. Le persone e l’azienda devono essere fiduciose che il lavoro da casa sia sicuro e protetto, ovvero non porti a incidenti informatici e non metta a repentaglio le informazioni aziendali operando da fuori. In quest’ottica quindi le scelte rispetto alle soluzioni di cybersecurity adottate dall’azienda sono fondamentali.
Limite all’invasività del lavoro nelle vite personali: statistiche recenti sul work-life balance mostrano che il lavoro influisce pesantemente sulla vita lavorativa delle persone. I principali effetti negativi di un cattivo equilibrio tra lavoro e vita privata includono danni alle relazioni familiari in un caso su due. Viceversa, chi ha una buona gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata mostra una produttività più alta del 21% rispetto a chi non ce l’ha. Oggi siamo sempre connessi anche gli strumenti lavorativi: la sfida non è quindi più essere sempre disponibili ma creare le condizioni per limitare l’invasività del lavoro nelle vite personali. Le persone sono in burnout in tutto il mondo sviluppato. A questo scopo l’intelligenza artificiale può darci una mano, sollevando le persone da task a scarso valore aggiunto e da lavoro meccanico e macchinoso. Il termine è #empowerment dell’uomo da parte della tecnologia.
Sempre a proposito di intelligenza artificiale, più nello specifico ti chiedo: l’AI in quale modo supporta, invece, l’analisi dei dati relativi alla produzione aziendale e ai suoi impatti?
ALICE TROIANO Beh, oggi abbiamo dati relativi a tutto quello che facciamo, come esseri umani e come aziende. I dati raccontano tutto quello che facciamo (come produciamo, come consumiamo, come ci spostiamo, come ci nutriamo, come ci curiamo). Analizzando i dati correttamente possiamo capire quali sono gli aspetti dei nostri comportamenti più dannosi per l’ambiente, e quindi sappiamo dove dobbiamo agire per ridurre le emissioni e l’impatto ambientale delle nostre azioni. Parlo senza dubbio dei processi produttivi, ma non solo, anche quelli relativa alla vita degli uffici, riscaldamento, raffrescamento, consumi. L’intelligenza artificiale sicuramente ci dà una mano, permettendo l’analisi di dati automatica e rapida. Erroneamente pensiamo che la sostenibilità sia costosa: è esattamente il contrario. Analizzando i dati, si trovano le zone di efficientamento, si riducono gli sprechi e si risparmia.
Come le aziende possono usare il bilancio di sostenibilità per capire e migliorare il loro impatto sull'ambiente e la società, con un focus sugli aspetti legati alla tecnologia informatica?
ALICE TROIANO Il bilancio di sostenibilità va immaginato come un raccoglitore dei dati relativi alle attività e i processi in essere, dalla produzione fino a comprendere tutti gli altri ambiti, considerati rilevanti in ottica ESG, e cioè ambientale, sociale e di governo dell’azienda. Questi dati si analizzano in ottica di efficientamento e di ottimizzazione, e si definiscono degli obiettivi di miglioramento. Alla base c’è quindi una raccolta dati che fa una fotografia dello stato dell’arte in azienda oggi rispetto a queste tematiche. Naturalmente gli aspetti IT giocano un grande ruolo in questo senso. È inoltre importante dire che il bilancio è validissimo a livello di analisi interna: permette di individuare i punti di forza e le aree di miglioramento, è potente a livello comunicativo per le comunicazioni con gli stakeholder (comunica un impegno su alcuni temi centrali). Il bilancio di sostenibilità diventerà obbligatorio per alcune aziende a partire dal 2026: segue gli standard dell’EFRAG sviluppati dalla UE, un punto di riferimento per capire come l’azienda è messa rispetto ai temi della sostenibilità.